Intelligenza Artificiale e sicurezza: come la ISO/IEC 27001 può fare la differenza

November 5, 2025

Alessandro Vaccarino, Chief Technology Office
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Alessandro Vaccarino, Chief Technology Officer di Complaion, possiede un’esperienza vasta e consolidata nell’ambito dei dati, della sicurezza informatica e dell’intelligenza artificiale. Oggi è alla guida dell’innovazione tecnologica alla base della piattaforma intelligente di Complaion.

Alessandro, oggi l’intelligenza artificiale è al centro di molte discussioni sulla sicurezza delle aziende. Perché è importante collegare la ISO/IEC 27001 a questo tema?

È un passaggio inevitabile.
L’AI ormai è presente ovunque — dal marketing alla gestione dei dati, fino ai processi decisionali. Ma più cresce la sua adozione, più si amplificano anche i rischi: perdita di dati, errori nei modelli, decisioni automatizzate difficili da spiegare.
La ISO/IEC 27001 permette di tenere sotto controllo anche i rischi derivanti dall’uso di sistemi AI, garantendo che i dati restino sicuri, affidabili e sempre disponibili.

La perdita di controllo sui dati è quindi una minaccia reale che l'AI può favorire. In che modo essere certificati ISO/IEC 27001 può mitigare i danni? Ti è capitato di parlare con aziende che ti hanno posto questa domanda prima di certificarsi?

Assolutamente sì, è una domanda che mi è stata posta diverse volte — e soprattutto ultimamente.
L’Intelligenza Artificiale è uno strumento straordinario, che rende semplice e immediato ottenere informazioni e automatizzare attività complesse. Molti di noi la stanno già utilizzando con ottimi risultati, e sempre più spesso.
Ma proprio la velocità e la facilità con cui la usiamo porta con sé dei rischi che è importante comprendere e gestire.

Innanzitutto, non abbiamo pieno controllo sull’uso che i fornitori di AI — come Google, OpenAI o Anthropic — fanno realmente dei dati che inseriamo nei loro sistemi. Per chi si trova in Europa, questo comporta conseguenze dirette su privacy, GDPR e AI Act.
Quando carichiamo informazioni personali o aziendali in un chatbot per generare una presentazione o un report, dobbiamo chiederci: dove finiscono questi dati? Chi può accedervi?

Inoltre, i modelli di intelligenza artificiale, per quanto evoluti, non sono infallibili: possono generare errori, le cosiddette “allucinazioni”. Si tratta di risposte che l’AI ritiene corrette ma che in realtà non lo sono.
Questo può portare a decisioni aziendali basate su dati errati, con un impatto diretto sulla qualità e l’affidabilità delle informazioni interne.
E ancora: per loro natura, questi sistemi non garantiscono la ripetibilità delle risposte — la stessa richiesta può generare risultati diversi nel tempo.
Questo rende difficile assicurare coerenza e tracciabilità, elementi fondamentali per una governance efficace.

È proprio qui che la ISO/IEC 27001 fa la differenza

Introduce processi di valutazione del rischio, controlli e politiche aziendali che permettono di gestire in modo strutturato la sicurezza delle informazioni, anche quando si usano tecnologie esterne come l’AI.
Aiuta le aziende a mappare dove finiscono i dati, chi vi accede e come vengono protetti, riducendo drasticamente il rischio di esposizione.
In sostanza, la certificazione non impedisce l’uso dell’intelligenza artificiale, ma garantisce che venga fatto in modo sicuro, consapevole e conforme alle normative.
I rischi che l’AI può introdurre nella gestione della sicurezza delle informazioni non si eliminano completamente, ma la ISO 27001 offre un metodo per valutarli, mitigarli e monitorarli nel tempo.

In che modo il metodo Complaion rende più semplice per le aziende adottare questo approccio?

Il metodo Complaion nasce proprio per rendere la sicurezza accessibile, concreta e misurabile.
La piattaforma automatizza fino all’80% delle attività di certificazione, mentre un ISO Lead Auditor dedicato guida l’azienda passo dopo passo nella valutazione dei rischi e nell’applicazione dei controlli.
Tutto viene personalizzato sulle reali esigenze operative, così le aziende riescono a ottenere la certificazione in settimane anziché mesi, con meno sforzi e senza bloccare le attività.

La ISO 27001 aiuta le aziende a proteggere uno dei loro valori più grandi: la sicurezza dei dati.
E con un metodo come quello di Complaion, questa sicurezza diventa finalmente concreta, misurabile e sostenibile.

Alessandro Vaccarino, Chief Technology Officer di Complaion, possiede un’esperienza vasta e consolidata nell’ambito dei dati, della sicurezza informatica e dell’intelligenza artificiale. Oggi è alla guida dell’innovazione tecnologica alla base della piattaforma intelligente di Complaion.

Alessandro, oggi l’intelligenza artificiale è al centro di molte discussioni sulla sicurezza delle aziende. Perché è importante collegare la ISO/IEC 27001 a questo tema?

È un passaggio inevitabile.
L’AI ormai è presente ovunque — dal marketing alla gestione dei dati, fino ai processi decisionali. Ma più cresce la sua adozione, più si amplificano anche i rischi: perdita di dati, errori nei modelli, decisioni automatizzate difficili da spiegare.
La ISO/IEC 27001 permette di tenere sotto controllo anche i rischi derivanti dall’uso di sistemi AI, garantendo che i dati restino sicuri, affidabili e sempre disponibili.

La perdita di controllo sui dati è quindi una minaccia reale che l'AI può favorire. In che modo essere certificati ISO/IEC 27001 può mitigare i danni? Ti è capitato di parlare con aziende che ti hanno posto questa domanda prima di certificarsi?

Assolutamente sì, è una domanda che mi è stata posta diverse volte — e soprattutto ultimamente.
L’Intelligenza Artificiale è uno strumento straordinario, che rende semplice e immediato ottenere informazioni e automatizzare attività complesse. Molti di noi la stanno già utilizzando con ottimi risultati, e sempre più spesso.
Ma proprio la velocità e la facilità con cui la usiamo porta con sé dei rischi che è importante comprendere e gestire.

Innanzitutto, non abbiamo pieno controllo sull’uso che i fornitori di AI — come Google, OpenAI o Anthropic — fanno realmente dei dati che inseriamo nei loro sistemi. Per chi si trova in Europa, questo comporta conseguenze dirette su privacy, GDPR e AI Act.
Quando carichiamo informazioni personali o aziendali in un chatbot per generare una presentazione o un report, dobbiamo chiederci: dove finiscono questi dati? Chi può accedervi?

Inoltre, i modelli di intelligenza artificiale, per quanto evoluti, non sono infallibili: possono generare errori, le cosiddette “allucinazioni”. Si tratta di risposte che l’AI ritiene corrette ma che in realtà non lo sono.
Questo può portare a decisioni aziendali basate su dati errati, con un impatto diretto sulla qualità e l’affidabilità delle informazioni interne.
E ancora: per loro natura, questi sistemi non garantiscono la ripetibilità delle risposte — la stessa richiesta può generare risultati diversi nel tempo.
Questo rende difficile assicurare coerenza e tracciabilità, elementi fondamentali per una governance efficace.

È proprio qui che la ISO/IEC 27001 fa la differenza

Introduce processi di valutazione del rischio, controlli e politiche aziendali che permettono di gestire in modo strutturato la sicurezza delle informazioni, anche quando si usano tecnologie esterne come l’AI.
Aiuta le aziende a mappare dove finiscono i dati, chi vi accede e come vengono protetti, riducendo drasticamente il rischio di esposizione.
In sostanza, la certificazione non impedisce l’uso dell’intelligenza artificiale, ma garantisce che venga fatto in modo sicuro, consapevole e conforme alle normative.
I rischi che l’AI può introdurre nella gestione della sicurezza delle informazioni non si eliminano completamente, ma la ISO 27001 offre un metodo per valutarli, mitigarli e monitorarli nel tempo.

In che modo il metodo Complaion rende più semplice per le aziende adottare questo approccio?

Il metodo Complaion nasce proprio per rendere la sicurezza accessibile, concreta e misurabile.
La piattaforma automatizza fino all’80% delle attività di certificazione, mentre un ISO Lead Auditor dedicato guida l’azienda passo dopo passo nella valutazione dei rischi e nell’applicazione dei controlli.
Tutto viene personalizzato sulle reali esigenze operative, così le aziende riescono a ottenere la certificazione in settimane anziché mesi, con meno sforzi e senza bloccare le attività.

La ISO 27001 aiuta le aziende a proteggere uno dei loro valori più grandi: la sicurezza dei dati.
E con un metodo come quello di Complaion, questa sicurezza diventa finalmente concreta, misurabile e sostenibile.

Alessandro Vaccarino, Chief Technology Officer di Complaion, possiede un’esperienza vasta e consolidata nell’ambito dei dati, della sicurezza informatica e dell’intelligenza artificiale. Oggi è alla guida dell’innovazione tecnologica alla base della piattaforma intelligente di Complaion.

Alessandro, oggi l’intelligenza artificiale è al centro di molte discussioni sulla sicurezza delle aziende. Perché è importante collegare la ISO/IEC 27001 a questo tema?

È un passaggio inevitabile.
L’AI ormai è presente ovunque — dal marketing alla gestione dei dati, fino ai processi decisionali. Ma più cresce la sua adozione, più si amplificano anche i rischi: perdita di dati, errori nei modelli, decisioni automatizzate difficili da spiegare.
La ISO/IEC 27001 permette di tenere sotto controllo anche i rischi derivanti dall’uso di sistemi AI, garantendo che i dati restino sicuri, affidabili e sempre disponibili.

La perdita di controllo sui dati è quindi una minaccia reale che l'AI può favorire. In che modo essere certificati ISO/IEC 27001 può mitigare i danni? Ti è capitato di parlare con aziende che ti hanno posto questa domanda prima di certificarsi?

Assolutamente sì, è una domanda che mi è stata posta diverse volte — e soprattutto ultimamente.
L’Intelligenza Artificiale è uno strumento straordinario, che rende semplice e immediato ottenere informazioni e automatizzare attività complesse. Molti di noi la stanno già utilizzando con ottimi risultati, e sempre più spesso.
Ma proprio la velocità e la facilità con cui la usiamo porta con sé dei rischi che è importante comprendere e gestire.

Innanzitutto, non abbiamo pieno controllo sull’uso che i fornitori di AI — come Google, OpenAI o Anthropic — fanno realmente dei dati che inseriamo nei loro sistemi. Per chi si trova in Europa, questo comporta conseguenze dirette su privacy, GDPR e AI Act.
Quando carichiamo informazioni personali o aziendali in un chatbot per generare una presentazione o un report, dobbiamo chiederci: dove finiscono questi dati? Chi può accedervi?

Inoltre, i modelli di intelligenza artificiale, per quanto evoluti, non sono infallibili: possono generare errori, le cosiddette “allucinazioni”. Si tratta di risposte che l’AI ritiene corrette ma che in realtà non lo sono.
Questo può portare a decisioni aziendali basate su dati errati, con un impatto diretto sulla qualità e l’affidabilità delle informazioni interne.
E ancora: per loro natura, questi sistemi non garantiscono la ripetibilità delle risposte — la stessa richiesta può generare risultati diversi nel tempo.
Questo rende difficile assicurare coerenza e tracciabilità, elementi fondamentali per una governance efficace.

È proprio qui che la ISO/IEC 27001 fa la differenza

Introduce processi di valutazione del rischio, controlli e politiche aziendali che permettono di gestire in modo strutturato la sicurezza delle informazioni, anche quando si usano tecnologie esterne come l’AI.
Aiuta le aziende a mappare dove finiscono i dati, chi vi accede e come vengono protetti, riducendo drasticamente il rischio di esposizione.
In sostanza, la certificazione non impedisce l’uso dell’intelligenza artificiale, ma garantisce che venga fatto in modo sicuro, consapevole e conforme alle normative.
I rischi che l’AI può introdurre nella gestione della sicurezza delle informazioni non si eliminano completamente, ma la ISO 27001 offre un metodo per valutarli, mitigarli e monitorarli nel tempo.

In che modo il metodo Complaion rende più semplice per le aziende adottare questo approccio?

Il metodo Complaion nasce proprio per rendere la sicurezza accessibile, concreta e misurabile.
La piattaforma automatizza fino all’80% delle attività di certificazione, mentre un ISO Lead Auditor dedicato guida l’azienda passo dopo passo nella valutazione dei rischi e nell’applicazione dei controlli.
Tutto viene personalizzato sulle reali esigenze operative, così le aziende riescono a ottenere la certificazione in settimane anziché mesi, con meno sforzi e senza bloccare le attività.

La ISO 27001 aiuta le aziende a proteggere uno dei loro valori più grandi: la sicurezza dei dati.
E con un metodo come quello di Complaion, questa sicurezza diventa finalmente concreta, misurabile e sostenibile.

Alessandro Vaccarino, Chief Technology Officer di Complaion, possiede un’esperienza vasta e consolidata nell’ambito dei dati, della sicurezza informatica e dell’intelligenza artificiale. Oggi è alla guida dell’innovazione tecnologica alla base della piattaforma intelligente di Complaion.

Alessandro, oggi l’intelligenza artificiale è al centro di molte discussioni sulla sicurezza delle aziende. Perché è importante collegare la ISO/IEC 27001 a questo tema?

È un passaggio inevitabile.
L’AI ormai è presente ovunque — dal marketing alla gestione dei dati, fino ai processi decisionali. Ma più cresce la sua adozione, più si amplificano anche i rischi: perdita di dati, errori nei modelli, decisioni automatizzate difficili da spiegare.
La ISO/IEC 27001 permette di tenere sotto controllo anche i rischi derivanti dall’uso di sistemi AI, garantendo che i dati restino sicuri, affidabili e sempre disponibili.

La perdita di controllo sui dati è quindi una minaccia reale che l'AI può favorire. In che modo essere certificati ISO/IEC 27001 può mitigare i danni? Ti è capitato di parlare con aziende che ti hanno posto questa domanda prima di certificarsi?

Assolutamente sì, è una domanda che mi è stata posta diverse volte — e soprattutto ultimamente.
L’Intelligenza Artificiale è uno strumento straordinario, che rende semplice e immediato ottenere informazioni e automatizzare attività complesse. Molti di noi la stanno già utilizzando con ottimi risultati, e sempre più spesso.
Ma proprio la velocità e la facilità con cui la usiamo porta con sé dei rischi che è importante comprendere e gestire.

Innanzitutto, non abbiamo pieno controllo sull’uso che i fornitori di AI — come Google, OpenAI o Anthropic — fanno realmente dei dati che inseriamo nei loro sistemi. Per chi si trova in Europa, questo comporta conseguenze dirette su privacy, GDPR e AI Act.
Quando carichiamo informazioni personali o aziendali in un chatbot per generare una presentazione o un report, dobbiamo chiederci: dove finiscono questi dati? Chi può accedervi?

Inoltre, i modelli di intelligenza artificiale, per quanto evoluti, non sono infallibili: possono generare errori, le cosiddette “allucinazioni”. Si tratta di risposte che l’AI ritiene corrette ma che in realtà non lo sono.
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